L’olio è un alimento unico e pregiato ottenuto dalla spremitura delle olive, elemento essenziale della dieta mediterranea e base per la maggior parte delle nostre ricette, l’olio extra vergine d’oliva è sempre stato un vanto dell’Italia, per la sua qualità riconosciuta in tutto il mondo.
Il nostro Olio extravergine d’oliva BIO viene estratto mediante la “molitura a freddo”. Questo procedimento di lavorazione consente di mantenere inalterate le proprietà organolettiche e conservare le sue caratteristiche nutrizionali.
L’olio di oliva nell’antichità
Vendita dell’olio. Pelike a figure nere. Produzione attica, 510-500 a.C. Museo Archeologico Nazionale, Firenze.
L’olivo coltivato o domestico deriva dall’olivo selvatico o oleastro che cresce nei luoghi rupestri, isolato o in forma boschiva, e dai cui minuscoli frutti si trae un olio amaro il cui uso è, però, sempre stato limitato. I Greci conoscevano diverse varietà di olivi selvatici cui davano nomi diversi, agrielaìa, kòtinos, phulìa; i Romani invece, le riunivano tutte sotto la denominazione oleaster, che è poi quella passata nel vocabolario botanico moderno. La patria di origine dell’olivo va con ogni probabilità ricercata in Asia Minore: infatti, mentre in sanscrito non esiste la parola olivo e gli Assiri ed i Babilonesi, che evidentemente ignoravano questa pianta e i suoi frutti, usavano solo olio di sesamo, l’olivo era viceversa conosciuto da popoli semitici come gli Armeni e gli Egiziani. Non solo, anche nei libri dell’Antico Testamento l’olivo e l’olio di oliva sono spesso nominati : basti pensare che la colomba dell’arca porta a Noè un ramo d’olivo colto sul monte Ararat, montagna dell’Armenia. La trasformazione dell’oleaster in olivo domestico pare sia stata opera di popolazioni della Siria. Molto presto l’uso di coltivare l’olivo passò dall’Asia minore alle isole dell’arcipelago, e quindi in Grecia: lo Schlieman riferisce di aver raccolto noccioli d’oliva sia negli scavi del palazzo di Tirino sia in quelli delle case e delle tombe di Micene e, nell’Odissea, troviamo scritto che Ulisse aveva intagliato il suo letto nuziale in un enorme tronco di olivo.In Grecia esistevano molti e fiorenti oliveti; particolarmente ricca ne era l’Attica e soprattutto la pianura vicina ad Atene. D’altra parte l’olivo era la pianta sacra alla dea Atena ed era stata lei che, in gara con Posidone per il possesso dell’Attica, aveva vinto facendo nascere l’ulivo dalla sua asta vibrata nel terreno. In suo onore si celebravano le feste dette Panatenee, durante le quali gli atleti vincitori delle gare ricevevano anfore contenenti olio raffinato: si tratta di anfore di una forma molto particolare, con corpo assai panciuto, collo breve, fondo stretto e piccole anse “a maniglia”, dette per questo loro particolare uso, panatenaiche. Le zone della Magna Grecia dove più florida era la coltura dell’olivo erano quelle di Sibari e di Taranto; nell’Italia centrale, si segnalavano in primo luogo il territorio di Venafro, quindi la Sabina e il Piceno, mentre nell’Italia del nord erano famose le coste della Liguria. L’olivo esigeva molte cure, che potevano risultare anche costose, ma i proprietari degli oliveti erano ben ripagati dei loro disagi: non solo la cucina, ma anche i bagni, i giochi, i ginnasi e persino i funerali, esigevano l’impiego di grandi quantità di olio. Le olive venivano raccolte, a seconda dell’uso cui erano destinate, in periodi diversi: ancora acerbe (olive albae o acerbae), non del tutto mature (olive variae o fuscae), mature (olive nigrae). Si raccomandava di staccarle dal ramo con le mani ad una ad una; quelle che non si potevano cogliere salendo sugli alberi, venivano fatte cadere servendosi di lunghi bastoni flessibili (in greco ractriai), sempre ponendo la massima attenzione a non danneggiarle. Alcuni aiutanti raccattavano e riunivano le olive battute che, solitamente venivano macinate il più presto possibile. Per quanto riguarda l’Italia, è importante sottolineare che la presenza di noccioli di oliva in contesti archeologici e documentata fino al Mesolitico. Tali attestazioni non significano necessariamente che già in epoca preistorica l’olivo venisse coltivato, anche perché all’esame dei noccioli non è possibile stabilire se si trattasse di olivastri oppure di olivi domestici. Sono comunque evidenze significative, soprattutto se inquadrate nel più generale panorama archeologico e vegetazionale della penisola italiana, che fanno ragionevolmente presumere un precoce riferimento all’olivo coltivato. Certamente il passaggio da una fase di semplice conoscenza della pianta a quella del suo sfruttamento agricolo avrà richiesto un lungo periodo, ciò nonostante, quanto esposto sembra sufficiente per sollevare almeno qualche perplessità sulle teorie che sostengono che l’olivo sia stato introdotto in Italia dai primi coloni greci; pur senza dimenticare che dal greco derivano sia la parola olivo (elaìa), sia il termine etrusco amurca che, nella sua forma greca amòrghe, indica quel liquido amaro ottenuto dalla prima spremitura delle olive, che veniva scartato ed utilizzato come concime, nella concia delle pelli e nell’essiccazione del legno.
Fonte: G. Carlotta Cianferoni – Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana
I VANTAGGI PER IL NOSTRO ORGANISMO
I vantaggi di utilizzare un buon olio extra vergine nella nostra dieta sono evidenti. Un consumo attento aiuta il nostro organismo a prevenire, grazie alla sua quantità di grassi monoinsaturi ed acido oleico, il rischio di malattie coronariche. I suoi grassi salutari stimolano il metabolismo, aiutano e regolano il livello di zucchero nel sangue e la produzione di insulina, mentre i suoi antiossidanti rinforzano il sistema immunitario. È, inoltre, un ottimo antinfiammatorio per lenire anche i dolori muscolari e, da tempo, sono note le sue qualità benefiche sulla pelle e sui capelli, prevenendo l’invecchiamento e la loro caduta. Non tutti gli olii sono uguali e, oltre a quello extravergine di oliva, che è il prodotto di categoria superiore, contraddistinto dl suo classico aroma, sapore e da un’acidità non superiore allo 0,8%, ne esistono di altri tipi, ognuno con diverse caratteristiche chimico-fisiche: l’olio di oliva vergine, ottenuto mediante procedimenti meccanici, le sue caratteristiche organolettiche (odore e sapore) sono, però, leggermente inferiori. La sua acidità non deve essere superiore a 2,0%. L’olio di oliva in cui vengono praticati dei trattamenti chimico-fisici, una miscela di olio di oliva vergine e olio di oliva raffinato, cioè sottoposto a queste procedure per eliminare colori, odori e sapori anomali. È quello più economico e dal gusto meno intenso. L’olio di sansa di oliva: è una miscela di oli vergini di oliva e oli raffinati, estratti – attraverso solventi – dalla sansa di olive (la pasta che resta dopo l’estrazione meccanica dell’olio).
L’OLIVO GERACESE
La varietà di
olivo GERACESE o GROSSA DI GERACE presenta anche altri sinonimi: “Mammolese”, “Paesana”, “Geracitana”,
“Dolce”.
E’ la varietà che caratterizza da più di un secolo tutto l’areale olivicolo dello jonio reggino ed in particolare l’alto jonio reggino identificabile con l’area della Locride: da Palizzi-Brancaleone fino a Monasterace. Ha la massima diffusione in agro di Gerace e Locri. La diffusione complessiva è dell’ordine di 10.000-12.000 Ha. La pianta si presenta con un habitus vegetativo abbastanza contenuto, con altezze che raramente superano i 3 metri grazie ad un allevamento tendenzialmente a globo che mira a mantenere bassa la chioma per una raccolta immediata, spesso manuale, che determina grande qualità della materia prima “oliva” e del prodotto finale “olio”. I dati sperimentali indicano una parziale idoneità alla raccolta meccanica (rese oscillanti tra il 60 e il 70%), peraltro poco o affatto diffusa. L’epoca ottimale di raccolta è metà ottobre-inizi novembre. In particolare:
Albero: di media vigoria con portamento assurgente-espanso e chioma relativamente folta. Rami fruttiferi: hanno portamento in prevalenza assurgente, internodi corti (1,8 cm) e numero di rami anticipati medio-elevato. Foglie: di medie dimensioni, ellittico-lanceolate, lembo piano-iponastico e di colore verde intenso. Infiorescenze: sono piccole e compatte, con numero medio di fiori pari a 13; l’aborto dell’ovario risulta in media del 20%. Drupe: di dimensioni medio-piccole (peso di 2,3-3 g), hanno forma obovata, leggermente asimmetrica; a maturazione completa il colore è nero vinoso. Il rapporto polpa/nocciolo è di poco superiore a 4.
L’oliva Geracese, è presente dal 2000 nel registro Mipaaf dei PAT (Prodotti Agricoli Tradizionali). Le sue caratteristiche e la tradizione che contraddistinguono la varietà e la coltivazione possono risultare basilari per l’ottenimento del marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).